L’edizione di dicembre della rivista Interni, riferimento nell’editoria per architetti e designer, ha dedicato largo spazio al racconto del mondo Alf DaFrè.
Interni Magazine, una delle riviste più celebri e autorevoli dedicate al design Made in Italy, ha dedicato ampio spazio ad Alf DaFrè nel numero in edicola a Dicembre. Una narrazione che inizia già in copertina, nella quale
l’artista Eleonora Marton (@eleonora_marton), all’insegna del motto “the more,
the merrier”, chiude il 2023 di Interni con l’augurio di una serena
condivisione e positività. Positività che traccia un immediato rimando ai valori Alf DaFrè riportando la madia Gioberg in battente di copertina:
“A rappresentare i valori più sani e positivi del design
italiano è Alf DaFrè con la madia Gioberg, disegnata da Gordon Guillaumier”.
Il racconto prosegue a pagina 68, nella quale viene riportata la Cover Story del numero di dicembre di Interni: Le radici e le ali. Viaggio dentro Alf DaFrè per capire come prendono vita i sistemi di arredo made in Italy alla conquista del mondo, elegantemente narrato dalla penna di Paolo Casicci (@paolo.casicci).
Si parte dal territorio:
“Dici Francenigo di Gaiarine, provincia di Treviso, e dici quel lembo di terra veneta vicinissima al Friuli che ha impressa l’operosità artigiana nel Dna. […] È qui, negli stabilimenti di Francenigo e di Cordignano, che prende corpo la via italiana, o forse veneta, alla casa contemporanea, dove l’arredo diventa architettura grazie a sistemi di pannelli, armadiature e librerie pensate per liberare lo spazio e personalizzarlo via via con mobili e presenza sempre più distintivi”.
Approfondendone poi il legame con Alf DaFrè:
“[Sostiene Maria Cristina Piovesana, n.d.r] “Ci riconosciamo profondamente nel nostro territorio e non potrebbe essere altrimenti, visto che qui sono le nostre origini e qui operano le persone che ci hanno permesso di diventare quello che siamo. Per questo motivo, ci prendiamo cura dei luoghi della comunità, che rappresentano la nostra famiglia allargata, un altro modo per dire inclusività”.
Inclusività che si declina secondo più strade:
“Inclusività, per Alf DaFrè, vuol dire molte cose: per esempio, sottrarre all’abbandono gli 83 mila metri quadrati dell’ex stabilimento Jesse, la prima azienda di mobili del territorio. […] Inclusività è anche contribuire alla vita sociale dei comuni che ospitano le fabbriche, progettando piazze e paesaggi urbani di valore “Ci interessa nutrire quel filo che ti fa sentire parte di una storia collettiva”, dice Piovesana.”
Un legame che vive all’interno dell’azienda, con spazi progettati per riflettere il vissuto delle persone che le hanno dedicato la vita:
“[…] le origini dell’azienda e la vocazione artigiana del territorio si respirano subito, una volta entrati nell’headquarter, dove ad accogliere i visitatori c’è la mostra diffusa di settecento attrezzi di falegnameria del secolo scorso, inclusi alcuni appartenuti a Oliviero e alle maestranze dell’epoca.”
Una parabola che ricorre nel progetto degli spazi Alf DaFrè:
“[…] la sede di Cordignano è stata pensata dall’architetto Brunella Vaccher come un racconto di radici e di ali, con una scala che si sviluppa lungo i piani e immette nello show room imprimendosi negli occhi come la vertigine di una realtà nata fabbricando lavador e arrivata a esprimere un design sofisticato, incrocio perfetto di artigianalità e industria, di italianità e vocazione internazionale.”
Una volta giunti nello showroom, arriva il momento di parlare del design:
“Siamo un’azienda che lavora per trasformare l’arredo in architettura domestica attraverso soluzioni fatte per contenere e celare. Poker (design Enrico Cesana) il nostro sistema forse più celebre, si basa su pannelli scorrevoli che diventano moduli replicabili da personalizzare con una serie di varianti potenzialmente infinite. Sviluppiamo un design fluido, elegante e pratico a cui associamo una serie di pezzi scelti, d’autore, in grado di aggiungere emozione al paesaggio della casa, come fa la credenza Gioberg di Gordon Guillaumier, ispirata nelle forme al grattacielo Pirelli e alla stagione della grande architettura italiana del Novecento.
Anche in questo caso, senza mai dimenticare le origini:
"Facciamo tutto questo interpretando sempre la nostra storia. E anche quando il gusto e le esigenze del pubblico ci portano verso finiture diverse che alimentano il nostro catalogo, non ci dimentichiamo mai del legno. Rigadin, per esempio, è la collezione in massello che ci riporta indietro alle nostre radici. Perché dal legno si parte e al legno si ritorna. Sempre”.